Randazzo: la Plaena di Federico II
La città di Randazzo - sulle pendici dell'Etna - è così bella e così ricca di attrazioni monumentali e paesaggistiche che meriterebbe sicuramente un soggiorno ben più lungo di un semplice week end. La sua antichissima storia s'intreccia e si perde nei meandri delle primissime colonizzazioni greche e romane per poi ritrovarsi in maniera certa e documentata in epoca medievale. L'origine del suo nome rimane ancora controversa. Secondo Michele Amari deriverebbe da "Randàches", il patrizio bizantino che nella metà dell'VIII secolo fu governatore di Taormina; secondo altri storici, Randazzo sarebbe nata sulle rovine di "Trinacium", il cui nome, corrompendosi, sarebbe diventato Rinacium e quindi Randadum.
La teoria popolare, invece, fa derivare il toponimo dal termine dialettale "rannazzu – molto grande". Nel 1233 Randazzo diventa città demaniale della Val Demone e Federico II in persona la chiamerà "Plaena". Il suo attuale assetto architettonico è di stampo bizantino, infatti, a pochi chilometri dal centro abitato si possono visitare le "Cube", le antiche chiese bizantine tipiche del cristianesimo siciliano prima dell'invasione araba. Con l'avvento dei Normanni si stabilirono a Randazzo anche i Lombardi, cosicché ai gruppi etnici già preesistenti si aggiunse anche quello del nord d'Italia. E' curioso notare che sino al XVI secolo a Randazzo si parlavano tre lingue: il greco nel quartiere San Nicola, il latino nel quartiere Santa Maria e il lombardo nel quartiere San Martino. Malgrado la città sia stata coinvolta nel tragico terremoto del 1693 e violentemente bombardata durante la seconda guerra mondiale, il visitatore che va in giro oggi per le sue strade può ugualmente apprezzare un significativo ed assai interessante patrimonio architettonico. Iniziamo dal Palazzo Reale in stile gotico, famoso per aver ospitato numerosi re e regine e persino l'imperatore Carlo V. Edificato sotto i Normanni, rimane inalterato l'esterno del primo piano, dalle modanature intarsiate in pietra bicroma, motivo ornamentale ricorrente anche in S. Martino, cornicette laviche, e bifore bianco-nere con finestrina centrale. La chiesa di santa Maria – simbolo della città - è stata più volte rimaneggiata; dell'originario impianto del XIII secolo rimangono le absidi, tipicamente normanne, alte, possenti e decorate da sobrie arcatelle cieche ed il lato destro, decorato da bifore e trifore. All'interno, dove le navate sono scandite da una suggestiva fuga di nere colonne monolitiche, si fanno ammirare: l'affresco bizantino della Madonna del Pileri, legato alla leggenda sull'origine della chiesa; la tavoletta "Salvezza di Randazzo" di Alibrandi del 1500; la "Dormizione, Assunzione e Incoronazione di Maria Vergine" di Caniglia e il "Martirio di san Sebastiano" di Monteleone entrambe del 1550; sull'altare maggiore troneggia il Crocifisso ligneo di frate Umile da Petralia, mentre il soffitto invita a stare piacevolmente a naso in su, per ammirare le scene affrescate da Filippo Tancredi alla fine del Seicento che raccontano la vita della Beata Vergine Maria. La chiesa più grande di Randazzo è quella di san Nicolò, edificata nel Duecento e più volte rimaneggiata nel corso dei secoli. Al suo interno si fanno apprezzare la statua marmorea di san Nicola di Bari e la Custodia del Sacramento di Antonello Gagini; il fonte battesimale in arenaria del Trecento ed un Crocifisso dipinto su tavola del Cinquecento. Interessante anche il trittico che raffigura la Madonna tra Santa Lucia e Sant'Agata. In giro per la città si rimane colpiti anche da ciò che rimane delle antiche cinte murarie di epoca Sveva e delle sue porte. Randazzo, infatti, era circondata da circa 3 km di mura con 8 torri e ben 12 porte. Oggi, a testimoniare l'antica e imponente architettura militare rimangono soltanto una torre e 4 porte. Non si può lasciare questa sorprendente cittadina etnea senza aver ammirato e abbondantemente fotografato lo spettacolare campanile della chiesa di san Martino. Costruito nel Duecento, a quattro dadi sovrapposti, dove si succedono, su tre ordini, delle splendide coppie di finestre bifore e trifore bicrome. E' stato definito il più bel campanile della Sicilia. E si può concludere il soggiorno a Randazzo visitando i due musei della città: il Museo Archeologico Paolo Vagliasindi e il Museo Civico di Scienze Naturali. Nel primo è di sicuro interesse la collezione dei pezzi del VI e III secolo a.C. e la preziosa raccolta dei Pupi Siciliani realizzata nei primi decenni del Novecento dallo scultore Emilio Musumeci; nel secondo l'attrazione è costituita dagli oltre duemila esemplari di uccelli provenienti da tutte le parti del mondo.