Troina: Prima capitale della Sicilia normanna
Per celebrare al meglio la prima festa dell'Autonomia Siciliana, si potrebbe trascorrere il week end a Troina: prima capitale della Sicilia normanna. Questo storico comune dell'estremo nord della provincia di Enna - oggi lontano da tutto e da tutti - è un luogo per veri intenditori della natura più verace e del passato più glorioso della nostra isola. Arrivare sino alla sua sommità a 1120 metri di quota e immergersi nella preziosa storia del suo antico e meraviglioso territorio, significa maturare un'esperienza che farà apprezzare di più il carattere e la bellezza della Sicilia. Troina è abbracciata da due monti: il Muganà e il san Pantheon. Dai suoi caratteristici saliscendi vicoli medioevali si spalancano splendidi panorami che sconfinano fino alle provincie di Catania, Messina,
Siracusa e Palermo. L'origine della città è così antica e misteriosa che si confonde addirittura con i mitici Giganti, gli abitanti autoctoni dell'isola: i "parenti" di Polifemo, insomma, quelli che scavavano le rocce e sovrapponevano grosse pietre per realizzare le stanze dove vivere. Il territorio circostante l'abitato è infatti pieno di queste suggestive preistoriche testimonianze. Sulle origine dell'antico nome di Troina vi è molta incertezza; un manoscritto del Settecento racconta che Enea prima di approdare nel Lazio abbia fatto tappa in Sicilia ad Imachera, la città greca che egli ribattezzò Troina in onore della sua patria. L'importanza di Troina è attestata nelle varie epoche: romana, bizantina e araba. Ma è con la conquista di Ruggero I, nel 1061, che la città assurge ai suoi massimi splendori. Il conte normanno la elesse a Capitale del Principato e vi stabilì la sua famiglia e il suo tesoro; vi organizzò le pompose nozze con la seconda moglie Matilde di Provenza e vi istituì la prima cattedrale normanna di Sicilia che accolse nel 1088 la visita di papa Urbano II. Nei libri regii, Troina è detta Civitas vetustissima, divenendo la base militare più importante per la definitiva conquista normanna della Sicilia. Il monumento, ancora oggi, più importante della città è sicuramente la torre normanna divenuta nei secoli il campanile della Chiesa Madre. Nel suo interno si possono ammirare alcune tavole tardo bizantine, tra cui una Madonna col Bambino - quattrocentesca di scuola fiorentina-, un San Michele - in campo dorato, del 1512 - e naturalmente, il "tesoro" di Ruggero in cui spicca un anello d'argento dorato con otto pietre rosse. La chiesa, suddivisa in tre navate da due file di cinque grossi pilastri, conserva un prezioso pavimento in lastre ottagonali in marmo e ardesia. Il coro intarsiato risale al 1718. L'abside è affiancata da due cappelle dedicate una a san Silvestro, con la statua del Santo, l'altra al SS. Sacramento. Lungo la via Vittorio Emanuele sorgono la chiesa della Santissima Annunziata, del XVI sec. con il campanile a cuspide maiolicata e la chiesa di San Silvestro, monaco basiliano e patrono della città; all'interno, di notevole interesse è la tomba del Santo, artistico sepolcro statuario attribuito a Domenico Gagini. Presso la fontana Rosone, al di sotto dell' ex convento dei Padri Carmelitani, esisteva una famosa torre chiamata "il Catinone" eretta dai primi abitanti di Imachera. Sulle sue rovine, i Greci vi edificarono un tempio detto Pantheon, dedicato appunto a tutti gli Dei. Con il trascorrere delle epoche anche questa costruzione venne distrutta e in quello stesso luogo, fu costruita nel 1521, una chiesa pertinente ai cavalieri di Malta, nominata la Madonna della Catena, i cui ruderi esistono ancora. Presso il feudo di S. Mercurio, sopra il mulino Santa Clara e sotto una sorgiva d'acqua potabile, esiste la fontana della Rogna. Si dice che le si diede questo nome, perché ha la proprietà di guarire la rogna. L'altra fontana si trova a San Vito di Buscemi, a sud dello stesso territorio; la sua acqua invece possiede sostanze coloranti: annerisce gli abiti che vi si bagnano, dopo essere stati imbevuti ed asciugati in una soluzione satura di malli di noce. Le due fontane contengono sicuramente alcuni minerali: la prima zolfo e la seconda ferro, o solfuro. Ma l'acqua più famosa del territorio di Troina è quella del lago Sartori (diga Ancipa) che con i suoi oltre mille metri s.l.m. è il più alto invaso artificiale d'Europa. Incastonato in un bellissimo paesaggio boschivo, l'Ancipa è un luogo dove i colori, i profumi e il silenzio sonoro della natura riconciliano il fortunato visitatore con la sua più profonda dimensione interiore. Dopo la passeggiata naturalistica, il rientro a Troina sarà sicuramente contrassegnato dal piacere di trovare urgentemente qualcosa di buono e di gustoso da mangiare. In questo periodo si ha la fortuna – perché il sambuco è nel pieno della sua fioritura – di poter gustare la "vastedda cu sammuco": una deliziosa focaccia, preparata da tutti i panificatori locali, farcita con tuma, salame casereccio e aromatizzata con i fiori di sambuco.